Ai piedi della Valleriana esiste un luogo che racconta cinque secoli di tipografia e la storia di una famiglia lungimirante legata alla tradizione, ma con lo sguardo rivolto al futuro: la Stamperia “Benedetti” di Pescia, prima stamperia pesciatina, se non toscana, con sede in Piazza Matteotti 10.
All’ingresso una scritta sulle pareti ricorda che qui Francesco Cenni, tipografo fiorentino, stampava il 28 febbraio 1485 “La confessione di San Bernardino da Siena”, il primo libro stampato in città. Rapportando questo evento alla data dell’invenzione di Gutenberg, è facile comprendere quanto Pescia fosse sorprendentemente al passo con i tempi nell’arte della stampa.
Molti come Cenni si trasferirono a Pescia, grazie alle cui acque si produceva carta di buona qualità e a basso costo. Qui lavorò Artidoro Benedetti, che cominciò la professione all’età di undici anni.
Il suo laboratorio divenne un luogo d’incontro per pittori, poeti, musicisti e artisti, grazie a lui la stampa incontrò l’arte. Tanto per accennarne qualcuno, Lorenzo Viani, che veniva di persona a vedere come Artidoro stampava le sue xilografie al torchio, diceva che ogni minimo segno sul legno era musica stampata da Artidoro; il D’Annunzio volle che venisse stampato il suo libro “Lettera al legionario Alceste De Ambris” con xilografie dell’amico Viani, su carta Magnani da Artidoro Benedetti di Pescia.
Gino Necciari entrò alle dipendenze di Artidoro nel 1940, e nel 1967 riuscì a coronare il suo sogno rilevando la stamperia da dipendente a titolare e mantenendo il nome del maestro, STAMPERIA “BENEDETTI” DI GINO NECCIARI, e raccogliendo l’eredità del dialogo mai interrotto con gli artisti.
Gino è mancato nel 2015, ma ancora vive nella passione che ha trasmesso ai suoi figli Rudi e Roberta, che ad oggi gestiscono ancora la stamperia.
Nei locali storici della stamperia fu inaugurata nel 2008, in occasione della Festa della Toscana, la “Mostra delle Antiche Macchine Tipografiche e delle pubblicazioni stampate dalla tipografia dal 1800 ad oggi".
In piena era digitale, quando tutto faceva pensare che l’arte tipografica fosse ormai perduta nei tempi, la scelta di Steve Jobs di utilizzare gli stessi caratteri già in uso in tipografia ha riunito due ere, rendendole vicine come mai nessuno avrebbe pensato, decretando un nuovo inzio.